Arie van’t Riet – La raggiante bellezza della natura

uk-icon Le stupende fotografie a raggi x di Arie van’t Riet delicatamente riescono a combinare la visibile superficie esterna e l’invisibile struttura interna del mondo naturale in immagini che danno un nuovo significato (quasi letterale) alla definizione di ‘bellezza raggiante‘.

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Un medico radiologo, Arie van’t Riet è diventato artista quasi per caso, quando un amico gli ha chiesto di fare una radiografia ad un quadro. In quella circostanza, van’t Riet ha cominciato ad interessarsi alle possibilità creative offerte dai raggi x per il fatto che sfruttano le diverse densità e gradi di assorbimento della luce dei materiali che toccano. Fatto di sottili petali e di foglie, un mazzo di fiori è diventato il primo esperimento artistico di Arie van’t Riet. Dopo aver radiografato un mazzo di tulipani, l’artista ha digitalizzato la lastra, per poi invertire la scala dei grigi ed ha infine selezionato delle aree da colorare. L’immagine che ne è scaturita restituisce alla perfezione l’impalpabile ma vivida forza posseduta dai fiori.

Parrot Tulips lowCon questo nuovo elettrizzante modo di esplorare la natura a disposizione, Arie van’t Riet ha poi cominciato ad inserire insetti ed animali, combinando elegantemente nelle sue composizioni flora e fauna, sperimentando con le differenti intensità dei raggi x necessarie a catturare in un’unica immagine superfici e tessuti di diverso spessore.

rontgen17L’artista e scienziato olandese usa soltanto creature morte (che recupera in vario modo quando sono già morte) per le sue fotografie a raggi x, dato che non vuole esporre nessuna creatura vivente alla pericolosa esposizione ai raggi x. Van’t Riet definisce le sue immagini come ‘biorami’ in cui gli elementi naturali variamente composti insieme quasi letteralmente irradiano l’assoluta meraviglia contenuta persino negli elementi naturali più minuscoli.

rontgen6 duckmettekst rontgen15 ChickenIl percorso artistico intrapreso da Arie van’t Riet testimonia come essere artisti sia prima di tutto una questione di predisposizione creativa. È proprio questo che ci rende in grado di guardare al mondo con uno sguardo aperto, curioso ed attivamente ricettivo, indipendentemente da quali strumenti espressivi usiamo per rispondere agli stimoli. Giocando con la tecnica che conosce meglio, Arie van’t Riet ha scoperto di poter immortalare in una singola immagine sia la superficie esterna (quella che noi distinguiamo come colore quando viene toccata dalla luce visibile) e la struttura interna (quella mostrata soltanto in scale di grigio dagli invisibili raggi x) della natura.

Chamaleon Strilizia rontgen1Guardare le fotografie di Arie van’t Riet è un po’ come indossare un paio di occhiali a raggi x che ci rendono partecipi dello splendore del mondo naturale.

Invitato dall’organizzazione TEDx a tenere un discorso nel 2013, in questo video Arie van’t Riet spiega come ha scoperto le potenzialità espressive della tecnologia a raggi x:

Per esplorare altri biorama di Arie van’t Riet , visitate il suo sito qui.

Grazie ad Arie van’t Riet per l’uso delle immagini.

(via e MORFES)

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Grottesco delizioso: i collages di Katie McCann

uk-icon I collages di Katie McCann ritraggono creature graziosamente bizzarre che potrebbero benissimo far parte di una dimenticata favola vittoriana. Le sue immagini evocano Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, le fantascientifiche avventure di Jules Verne e Frankenstein in un colpo solo.

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La principale ispirazione che sta dietro ai collage di Katie McCann è riassunta in una citazione da Charles Altamont Doyle (il padre del più famoso Arthur Conan Doyle): ‘Ho conosciuto una simile creatura…’ Infatti l’arte della McCann prende origine dalla risposta che la sua immaginazione dà al mondo naturale, una risposta fantasiosa ma non per questo meno reale. L’artista ha tenuto viva la sua capacità di bambina di saper vedere lo straordinario in quegli oggetti ed elementi naturali apparentemente ordinari, come le ali degli insetti e delle farfalle, le conchiglie, le ossa e le foglie. In virtù di questo, i suoi collages sono popolati da figure ibride che ricordano le fantastiche creature che animano tanta letteratura infantile dell’epoca vittoriana.

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Katie McCann assembla i suoi curiosi personaggi con frammenti presi da fotografie e illustrazioni vintage che recupera da vecchi trattati di medicina, cataloghi scientifici e naturalistici. L’artista meticolosamente ritaglia minuscole ali da insetti, foglie e petali dalle piante, ossa e altre parti anatomiche da animali e umani. Costruite in questo modo, le sue opere somigliano alla sua personale e soggettiva camera delle meraviglie, come se si trattasse della collezione di scoperte entomologiche e anatomiche fatte dalla sua immaginazione.

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I fantastici animali che Katie McCann mette insieme alla maniera di Frankenstein diventano così gli esemplari di un catalogo scientifico mentre le sue eleganti bambole di carta stanno in piedi su zampe d’uccello e hanno le tenaglie d’aragosta al posto delle mani. L’artista spesso incorpora pizzi, perline e tessuti nei collages, dando loro un effetto tattile delicato ed intricato che rende le sue figure ‘grottesche bellezze’ piuttosto che ‘mostruosi scherzi della natura’.

0809101107Ai giorni nostri ‘essere contemporanei’ troppo spesso suona come un imperativo che limita la creatività anziché allargarne i confini. Per fortuna Katie McCann non ha paura di definirsi vecchio stile né di farsi interprete moderna di quel grottesco così tipico dell’arte vittoriana. Una contemporanea erede ideale di quei tempi, l’artista mescola insieme universi visivi eterogenei, come la natura, la scienza e la moda, provocando quel sentimento di improvvisa sorpresa che nasce quando i confini tra lo strano ed il bello smettono di esistere.

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Come succede nei film di Tim Burton e nei romanzi di Edward Carey, l’arte di Katie McCann conserva una qualità poetica senza tempo, che deriva dal suo essere cupa e inquietante e per questa stessa misteriosa ragione delicata e tenera.

1516Per scoprire altri collages di Katie McCann visitate il suo sito Beetle Blossom e andate a vedere il suo portfolio su Flickr.

Grazie a Katie McCann per l’utilizzo delle immagini.

via e MORFES

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Gli incantesimi sott’acqua di Christy Lee Rogers

uk-icon La fotografa Christy Lee Rogers sa realizzare scene di pura bellezza, in cui grovigli di corpi e drappi fluttuano senza peso in un universo ovattato eppure lussureggiante, che trabocca di un’incontenibile energia sensuale.

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Per l’opulenta resa delle carni, l’accesa mescolanza di colori e l’uso di un’illuminazione drammatica, il lavoro della Rogers è stato spesso paragonato alla pittura barocca. Come nella poetica della meraviglia tipica dell’arte barocca, le sue immagini scuotono i sensi e provocano un’intensa sensazione di stupore e sorpresa. Ma ciascun lavoro scatena anche un sentimento che potrebbe essere assimilato al sublime, inteso nel senso datogli dal Romanticismo come indefinibile sensazione di nobile piacere e insieme profonda paura provata davanti ad uno spettacolo maestoso.

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Nonostante questi accostamenti per quel che riguarda gli spettacolari effetti, Christy Lee Rogers è dotata di un talento raro e originale che l’ha portata ad esprimere sentimenti universali e senza tempo in maniera unica, ossessivamente sperimentando con l’acqua e rompendo con le convenzioni della tecnica fotografica.

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Fotografa autodidatta nata alle Hawaii, Christy Lee Rogers ha sempre avuto un rapporto speciale con l’acqua. Ma l’ispirazione è arrivata undici anni fa, una notte in cui, quasi per caso, ha cominciato a fotografare un amico che si era tuffato in piscina. Come mi ha raccontato quando l’ho intervistata per la rivista Elephant, quel giorno è iniziata la sua avventura creativa. Da allora si è dedicata anima e corpo a sperimentare con le possibilità espressive che la macchina fotografica, un gruppo di modelli, una piscina e la luce della luna potevano offrirle. L’acqua è un elemento imprevedibile e durante una sessione fotografica ci possono essere vari contrattempi. Il vento può alzarsi e increspare la superficie. In più, la luminosità notturna può cambiare inaspettatamente. Anche se il processo creativo comporta una notevole preparazione (dall’ideazione al reperimento dei costumi e del materiale scenico, fino alle prove in acqua coi modelli), l’arte della Rogers è il risultato di un delicato equilibrio tra il pianificare in dettaglio e il saper approfittare al meglio degli aspetti imprevedibili connaturati al fatto di fotografare di notte ciò che succede sott’acqua. Scattando fuori dalla piscina, l’artista combina queste due apparentemente opposte qualità e riesce sempre a trasformare magicamente la sua materia grezza in una rigogliosa esplosione di energia drammatica.

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Grazie ad una raffinata consapevolezza artistica ed una tecnica straordinaria (maturata con entusiasmo in anni di pratica, fatti di tentativi ed errori), Christy Lee Rogers ha inventato un linguaggio fotografico totalmente nuovo ed originale, in cui la manipolazione digitale non è voluta e nemmeno necessaria per esprimere la (non)perfetta bellezza della vita.

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L’acqua è comunemente vista come simbolo positivo dell’origine della vita ma contemporaneamente richiama l’impossibilità di respirarvi. Stare sott’acqua può essere meravigliosamente calmante ma anche pericoloso. Per questo è una metafora perfetta delle contraddizioni della vita e dei due poli opposti (il bene e il male) attorno a cui ruota l’umana esistenza. I corpi immortalati dalla Rogers possiedono un tale grado di energia trattenuta a malapena che è difficile dire se stanno gioiosamente dando sfogo alle loro energie vitali o se stanno piuttosto tentando di liberarsi da oscure forze che li tirano verso le profondità. Sembrano pervasi dalla stessa fremente tensione che permea i Prigioni di Michelangelo mentre tentano di liberarsi dalla morta pietra. Pietra per Michelangelo e acqua per la Rogers, difficilmente due materiali potrebbero essere più lontani. Eppure il maestro del Rinascimento e la maestra contemporanea della fotografia condividono la profonda e compassionevole comprensione della natura umana.

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Esiste arte che piace, arte che scandalizza, arte che può essere compresa razionalmente, arte che si può apprezzare per la maestria tecnica e arte che più semplicemente troviamo bella. Ma esiste un tipo speciale di arte che possiede qualcosa di magico di per se stessa, ed è questa l’arte che avvince in modo totalizzante. Come artista, Christy Lee Rogers è una strega benigna che formula un incantesimo, i cui ingredienti sono la sua originale ispirazione, la sua tecnica sopraffina, il suo istinto artistico e la sua profonda comprensione delle complessità dell’esistenza. Il tutto mescolato in un universo di impeccabile sensualità e vitale bellezza.

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Per dare uno sguardo a cosa sta dietro alla creazione delle fotografie di Christy Lee Rogers, si può vedere questo video:

Per immergersi sott’acqua nell’universo di Christy Lee Rogers, visitate il suo sito

Grazie a Christy Lee Rogers per l’utilizzo dell’immagine e per l’ispirazione

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In The Land of Punctuation – Tara Books (2)

uk-icon Per gli aspiranti scrittori il terreno della punteggiatura è spesso un metaforico campo minato. Recentemente la casa editrice indiana Tara Books ha pubblicato una stupenda traduzione visiva del poema di Christian Morgenstern In the Land of Punctuation (Nella terra della punteggiatura), trasformandolo in un racconto visivamente convincente in grado di restituirci più del suo significato letterale.

Punctuation_1Stupendamente progettato da Rathna Ramanathan, le immagini attraverso cui si sviluppano i versi del poema sono tutte ‘assemblate’ tipograficamente, utilizzando soltanto segni di punteggiatura sia come caratteri indipendenti che come tratti che formano gli elementi della scena.

landofpunctuation_02Scritto nel 1905 dal poeta tedesco  Christian Morgenstern, apparentemente In The Land of Punctuation è una graziosa filastrocca che gioca coi segni di punteggiatura. Nel poema diventano i personaggi viventi che ingaggiano una violenta lotta l’uno contro l’altro, in nome di una supposta superiorità.

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Definito dal suo autore un capriccio linguistico, in realtà il poema è una feroce satira sull’assurdità di ogni forma di intolleranza e sull’inutile ma inevitabile violenza che ne nasce. Tara Books, da sempre impegnata a divulgare la propria visione socio-politica, non poteva perdere l’occasione per riscoprire questa piccola gemma letteraria, traducendola in un libro da leggere sia in quanto testo che come racconto visivo. dashesLa realizzazione di In the Land of Punctuation ha previsto una doppia traduzione. Per prima cosa Sirish Rao ha fatto una traduzione nuona dal tedesco all’inglese. Successivamente la designer e illustratice Rathna Ramanathan ha provveduto alla traduzione dal linguaggio verbale a quello tipografico e visivo. Ogni pagina è sapientemente animata dalle azioni aggressivamente dinamiche dei personaggi.

corpsesLa spirale di violenza che fa da filo conduttore al poema si apre con i punti e le virgole che formano una bellicosa alleanza contro i punto-e-virgola, visti come parassiti che devono la propria esistenza a loro. Tutti i punto-e-virgola sono lasciati morti sul cruento campo di battaglia. Ma la violenza genera altra violenza e l’aggressore diventa facilmente l’aggredito. Così, quando i trattini-spada si inseriscono in questa guerra civile indirizzano il loro odio contro le virgole, decapitandole. Quelle che una volta erano le virgole sono ridotte ora a cadaveri di punti e virgole che accrescono il numero dei caduti in battaglia.

killerdashesLa grafica del libro restituisce alla perfezione l’atmosfera di guerra. Con la sua resa cromatica in nero e rosso e il dinamismo delle linee e dei segni, ricorda in modo evidente il linguaggio visivo dell’avanguardia russa degli anni ’20 del secolo scorso, che ha avuto nell’opera Colpisci i Bianchi con il Cuneo Rosso di El Lisitskij il suo più famoso esempio di propaganda politica nell’arte. Ma l’originale reinterpretazione dell’arte non si ferma qui. Nell’immagine in cui vengono presentati i punto-e-virgola sospesi in tutta la loro leggerezza (ancora inconsapevoli della tragedia incombente in forma di punti e virgole nel margine destro)  è presente anche un omaggio ai mobiles di Alexander Calder.

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Tara Books ha arricchito il suo catalogo di un altro gioiello, confermando la passione e l’impegno che ne hanno fatto una dei miei preferiti (come già detto in un post precedente).

Per vedere altri gioielli creati da Tara Books visitate il loro sito qui.

Grazie a Tara Books per le immagini.

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I Livres en vie di Jean Marc Godès

uk-icon Spesso gli appassionati d’arte sono anche amanti dei libri. È forse per questo che l’artista Jean Marc Godès, la cui arte ha per protagonisti i libri, è entrato nella lista dei miei favoriti. Le evocative mises en scène fotografiche di Godès celebrano il libro non come mero oggetto ma come entità viva che organicamente interagisce col mondo circostante. Questa serie di immagini poetiche si chiama Livres en vie (Libri Viventi).

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Nato in Guadalupe ma cittadino del mondo,  Godès si è dedicato all’universo dei libri rendendo omaggio al padre scrittore e al poeta Jacques Prévert.  L’artista descrive se stesso come ‘regista dell’immagine fissa’. In effetti, ciascuna immagine che vede i libri viventi in azione è stata precedentemente studiata e costruita meticolosamente in modo che il risultato finale non prevede nessun tipo di manipolazione digitale. L’infaticabile lavoro di Godès si ispira alla sua appassionata fiducia nel potere dei libri intesi come organismi viventi portatori di storie personali e collettive.

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waiting meditatingLivres en vie ci offre le molte risposte di Godès alla domanda ‘che cos’è e che cosa può fare un libro’…

I libri ci offrono nuove sfide e ci danno una nuova spinta:

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I libri ci catturano:

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I libri ci invitano a rallentare il ritmo contro il mito contemporaneo della velocita:

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I libri innalzano lo spirito e ci tengono ancorati a terra allo stesso tempo:

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I libri sono potenti strumenti di libertà…
escape…perché ci aprono nuovi inaspettati orizzonti…horizons1

new horizonsnew horizonsa…diventando in questo modo i mattoni che costruiscono i nostri percorsi interiori…bricks new path

bricks…l’equipaggiamento necessario per le nostre variamente avventurose esistenze…equipment

…e l’ossigeno vitale all’immaginazione. hoxygen1

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Tutte le mises en scène di Godès sono come pervase da una sorta di realismo magico. La sua poetica celebrazione fotografica dei libri invita ad essere interpretata. A volte le immagini chiedono che venga ‘decodificata’ la situazione rappresentata.

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In altri casi funzionano da punto di partenza per immaginifiche associazioni personali. E quando l’arte incrocia i libri, non dovrebbe sorprendere se viene in mente un libro specifico. Così, il topo protagonista di alcuni scatti di Godès mi ha ricordato Firmino, il ratto la cui vita è stata raccontata nell’omonimo libro dello scrittore Sam Savage. Così come i libri diventano per Firmino vera e propria ragione di vita, al topolino di Godès forniscono rifugio, strumento di salvifica fuga e nutrimento ideale.

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Per scoprire altre immagini da Livres en vie di Jean Marc Godès potete visitare il suo sito qui.

Tutte le immagini ©Jean Marc Godès per cortesia dell’artista.

(via Memo Grandi Magazzini Culturali)

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Beck incontra Bowie con Sound and Vision

uk-icon Nel 1977 l’uscita dell’album Low di David Bowie venne anticipata dal singolo Sound and Vision. In linea con la propensione all’ambiguità così tipica di Bowie, la canzone è caratterizzata da una melodia allegra e accattivante mentre il testo cupo rispecchia quello che Bowie ha definito uno dei periodi peggiori della sua vita. Nel 2013 Beck ha reinventato e messo in scena la canzone. Le cover sono sempre terreno scivoloso per i fans devoti e – che lo si ami o meno – Bowie è una leggenda della musica (ok, specialmente per me…). Ma Beck è riuscito a realizzare una magistrale versione della canzone. Il magnifico risultato è probabilmente dovuto al sovvertimento dello stile minimale della versione originale in nome di una resa quasi barocca (non so dire se ci sia qualche strumento che manca nella ricchissima orchestra che accompagna il musicista). Nella versione di Beck il legame tra suono e visione è letterale. In fatti, credo che guardare la performance accresca la carica emotiva della canzone. E non mi resta che star qui aspettando  il dono del suono e della visione

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Handiedan: collages come bassorilievi

uk-icon Berlin, Bülowstrasse 7, all’incrocio con Zietenstrasse. Una gigantesca pin-up sovrasta con sguardo languido e ammiccante i passeggeri della sopraelevata. Il weathpaste (tecnica con cui gli artisti di strada affiggono opere temporanee) dell’olandese Handiedan ha visto la luce lo scorso settembre come parte delle iniziative organizzate dall’associazione Urban nation. L’opera ricopre l’intera facciata del palazzo e si può considerare una versione ingigantita della straordinaria arte di  Handiedan.

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L’universo artistico di Handiedan routa intorno a precisi motivi visivi eppure riesce sempre a sorprendere grazie ad una complessità che si esprime sia in termini di composizione formale che di tecnica utilizzata per realizzare le opere. È il connubio di questi due aspetti a determinare il fascino irresistibile del suo lavoro.

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04Protagoniste indiscusse dei collages scultorei di Handiedan, le sue pin-ups in salsa vintage fanno venire immediatamente in mente l’universo del burlesque. Eppure, uno sguardo più approfondito ci rivela molte più fonti d’ispirazione: l’epoca Neoclassica e quella Vittoriana, la Belle Époque parigina, fino agli anni ’40 del secolo scorso e all’immaginario sexy del dopoguerra. Ma nessuna delle modelle di Handiedan è realmente esistita. Infatti, ognuna di loro è il risultato dell’assemblaggio delle parti anatomiche di diverse immagini preesistenti. La nuova donna si forma tramite un complesso processo di stratificazione delle parti ed è per questo che l’arte di Handiedan possiede una tridimensionalità tale che più che di collages si tratta di bassorilievi. Le sue creature sexy e spensierate sembrano emergere con vitalità dallo sfondo.

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07Nonostante il design olandese prediliga la teoria del ‘meno è, meglio è’, l’arte di Handiedan è la sua risposta al fascino per gli ornamenti minuziosamente dettagliati. In ogni singola opera lo sfondo è altrettanto degno di nota rispetto alle creature femminili che ne emergono. Squisitamente riempito con minuscoli dettagli, nello sfondo sono incorporati vecchi francobolli, antiche banconote, carte da gioco, spartiti musicali ed ogni sorta di bizzarra anticaglia, persino etichette di sigari. Handiedan li mette insieme in modo da creare eleganti motivi decorativi.

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09bUna volta che ha raccolto tutti i frammenti visivi e avendo in mente un’atmosfera pittuttosto che un soggetto specifico, Handiedan ‘gioca’ col materiale sul computer. Quando il design digitale la soddisfa, stampa su carta gli elementi che formeranno il collage stratificato. Spesso utilizza anche legno vecchio e pezzi di zinco per stratificare l’immagine finale. Questo complesso procedimento viene completato con i disegni a mano libera e gli scarabocchi a penna che creano segni sia sullo sfondo che in parti dei corpi delle pin-ups. Montati su antiche cornici riccamente ornate, i lavori sono finalmente pronti in tutta la loro esuberante vitalità.

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10aSe le pin-ups di Handiedan sembrano un po’ quelle femmes fatales agghindate all’orientale nei film noir, un po’ allegre pin-ups da calendario americano degli anni Cinquanta e un po’ ragazzacce rockabilly giustamente tatuate, ogni opera funziona anche come ricettacolo di simboli vari sparsi sullo sfondo in forma di dettagli decorativi. Per esempio, i suoi lavori più recenti – in mostra presso Roq La Rue Gallery (Seattle) fino all’8 novembre – hanno come ispirazione la cosmologia, la filosofia orientale e la geometria sacra.

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11aAnche se questa volta l’artista ha optato per un trattamento monocromo, la sua nuova serie conferma la complessità e profondità che possiedono i suoi collages stratificati, per i quali ogni dettaglio è realizzato manualmente e con incredibile cura. I nuovi lavori sono un’ennesima prova della padronanza tecnica e dell’originalità artistica di Handiedan.

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12bSebbene sarò eternamente grata al web, che mi permette di accedere ad un’incredibile fucina di arte interessante, di fronte all’arte di Handiedan non posso non avere il desiderio di vederli dal vivo, lo sguardo che vaga lentamente e che indulge su ogni minimo dettaglio, tutti i sensi attivati dall’esperienza.

Per saperne di più sul lavoro di Handiedan e sull’interessante processo che vi sta dietro potete visitare il suo sito e la sua pagina Facebook.

Tutte le immagini ©Handiedan e per cortesia dell’artista.

(via Juxtapoz)

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I pungenti collages di Eugenia Loli

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uk-icon Un collage è sempre il risultato di immagini che già esistono e che una volta ‘assemblate’ insieme stimolano a vedere nuove ed inaspettate chiavi di lettura. É però un processo associativo meno immediato di quanto si possa pensare. Basta vedere le opere di Eugenia Loli  per rendersi conto che un collage può diventare un vaso di Pandora, da cui si libera un incessante flusso di significati mutevoli. Continua a leggere

Benvenuti a Djerbahood, capitale della Street Art

uk-icon Il piccolo villaggio tunisino di Erriadh  è rimasto sconosciuto ai più fino all’estate scorsa, quando è stato trasformato in un museo all’aria aperta unico e stupefacente, chiamato Djerbahood.

Dal giugno del 2014 150 artisti provenienti da più di 30 nazioni hanno raggiunto Erriadh e lavorato alla realizzazione di murali e graffiti sui muri di case e negozi. A settembre il villaggio ha accolto il completamento di Djerbahood, un ‘quartiere’ straordinario che sta diventando il più interessante museo dedicato alla street art.

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work by Phlegm (UK)

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Tang Chiew Ling – Foglie, pennarello e shilhouettes di carta

uk-icon Imbattersi nella graziosa arte di Tang Chiew Ling è quasi una manifestazione di serendipità per me, perchè nel suo lavoro si combinano alcuni elementi che mi hanno interessato di recente – e nello specifico: quello che un artista può fare con le foglie (si veda l’arte di Hillary Fayle), inventare con pochi segni a pennarello su foglio bianco (si veda il lavoro di Rafael Mantesso) e mettere in scena con figurine di carta (si veda la fotografia di Jorge Miranda).

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