Il piccolo villaggio tunisino di Erriadh è rimasto sconosciuto ai più fino all’estate scorsa, quando è stato trasformato in un museo all’aria aperta unico e stupefacente, chiamato Djerbahood.
Dal giugno del 2014 150 artisti provenienti da più di 30 nazioni hanno raggiunto Erriadh e lavorato alla realizzazione di murali e graffiti sui muri di case e negozi. A settembre il villaggio ha accolto il completamento di Djerbahood, un ‘quartiere’ straordinario che sta diventando il più interessante museo dedicato alla street art.

work by Phlegm (UK)

work by Bom.K (France)
Nonostante si trovi in una famosa isola turistica, Erriadh non ha mai fatto parte delle destinazioni turistiche all’interno di Djerba. In conseguenza, la ricchezza e modernizzazione che hanno accompagnato altre zone dell’isola non hanno toccato in modo rilevante il villaggio. Erriadh ha conservato la sua autenticità e si presenta come un tradizionale borgo Meditterraneo. Case basse e palazzine sono dipinte di bianco oppure lasciate nell’originale color ocra. La vita quotidiana si svolge a ritmo lento e tutto sembra vecchio e polveroso. Ma con l’avvento di Djerbahood il nuovo ha fatto ingresso nel villaggio. E qualcosa di magico è successo: la tradizione e la contemporaneità hanno dimostrato di poter essere non due poli opposti e contrastanti ma due modi di vita che possono convivere in armonia.

work by Sunra (France)

work by Nespoon (Poland)
Da un’idea dei tipi di Galerie Itinerrance (Parigi), Djerbahood è un progetto nato con l’intento di promuovere la libertà d’espressione e il senso di comunità. La sua realizzazione ha comportato che gli artisti coinvolti chiedessero il permesso di usare i muri ai legittimi proprietari, vincendo le resistenze degli abitanti. Fortunatamente, dopo gli eventi del 2011 i tunisini sono diventati più ricettivi verso la street art e ben presto all’iniziale scetticismo si è sostituita la spontanea offerta dei propri muri e gli abitanti hanno anche aiutato con entusiasmo gli artisti. Certo, tutto questo una volta che gli artisti hanno dimostrato rispetto e sensibilità verso la specificità del posto.

work by Curiot (Mexico)

work by ADD FUEL (Portugal)
Djerbahood è un luogo che non sopporta opposizioni binarie: il contemporaneo qui si integra pacificamente con la tradizione; qualsiasi divisione nelle categorie di Orientale e Occidentale qui diventa irrilevante. Artisti da tutto il mondo hanno risposto all’atmosfera del posto e alla cultura locale, arricchendo la loro creatività grazie al confronto, mentre il villaggio tradizionale ha accolto gioiosamente l’esplosione colorata di tanti variegati universi visivi. Oggi possono scegliere il loro muro preferito.
Non mi sorprende trovare due artisti che amo all’opera qui: Monica Canilao e INTI.

work by Monica Canilao (US)

work by INTI (Chile)
Ma il mio muro preferito è forse quello realizzato dal libanese Yazan Halwani:

work by Yazan Halwani (Lebanon)
La bambina ritratta sulla porta sembra trattenere qualcosa tra le mani. Mi piace immaginare che sia un uccellino che, anche se teneramente intrappolato da quelle mani gentili, può ancora cinguettare, il suo canto reso visibile dall’arabesco che corre sul muro. La sua libertà d’espressione intatta.
Per saperne di più su Djerbahood potete visitare il sito ufficiale e anche guardare la serie web Welcome to Djerbahood, prodotta da Image&Compagnie e ARTE France.
Allora, siete pronti a scegliere il vostro muro preferito durante un più-che-turistico viaggio a Djerbahood?