Lo stile originale del fotografo Chema Madoz combina una grammatica minimalista con un piglio surrealista che trasforma oggetti quotidiani in piccoli universi inaspettatamente giocosi.
Utilizzando una tradizionale macchina fotografica, Madoz cominciò a sperimentare con le potenzialità visive intrinseche agli oggetti quando fotografava le persone. Nei suoi primi esperimenti, gli oggetti si rivelarono essere la chiave che apriva ambigue illusioni percettive. Un bicchiere di vino rosso poteva diventare un pube, semplicemente grazie al modo in cui l’immagine veniva composta.
Presto Madoz si rese conto di non aver bisogno della presenza umana nella foto e da allora ha indirizzato la sua pratica ad un’incessante ricerca dell’immaginazione verso il linguaggio fuori dall’ordinario celato nei più ordinari oggetti quotidiani.
Madoz manipola gli oggetti nel suo studio e li assembla in maniera inusuale. Nonostante lavori con pochissimi elementi e si serva di un linguaggio minimalista (composizione elegante e simmetrica, illuminazione attentamente bilanciata), l’universo visivo creato da Madoz non ha nulla della fredda severità di un certo Minimalismo. Al contrario, tutto è pervaso da un’atmosfera di delicata leggerezza.
Grazie al suo spirito lieve, due tipi diversi di oggetti possono instaurare un dialogo non conflittuale, in cui l’assurdo non ha effetti disturbanti ma anzi funziona come molla delicatamente ironica.
Intervistato da Anna Ibarra Jensen per il numero 2 della rivista Elephant, Madoz ha detto: ‘Gli oggetti hanno le stesse caratteristiche delle parole quando le metti una vicina all’altra: si contaminano a vicenda e il significato cambia. Io approfitto di queste circostanze’.
Date uno sguardo al sito di Chema Madoz per altri dei suoi surreali, ambigui e ironici dialoghi visivi.
Si ringrazia Chema Madoz per l’uso delle immagini.